Il 26 maggio 2013, l'assemblea dei Delegati Cai, riunita a Torino, ha approvato il "Nuovo Bidecalogo". E' stata un'altra importante decisione presa nel 150° del Cai. Questa volta il Cai è intervenuto in materia di tutela ambientale, rielaborando quanto approvato nel 1981.
Di seguito si riporta una sintesi dei punti del nuovo bidecalogo con immagini dedicate, rinviando alla lettura del TESTO COMPLETO
Punto 1 del nuovo bidecalogo: La montagna e le aree protette
Punto 2 del nuovo bidecalogo: Il Territorio il paesaggio, il suolo
Punto 3 del nuovo bidecalogo: Vie di comunicazione e trasporti
PARTE PRIMA
Posizione e impegno del CAI a favore
dell’ambiente montano e della sua tutela
Punto 1 - La montagna e le aree protette
L’alta montagna nel suo complesso rappresenta l’ultimo ambiente naturale ancora non completamente antropizzato dell’Europa e del Mondo e riveste, anche per tale motivo, un’importanza assolutamente eccezionale. La tutela della montagna in tutte le sue più notevoli peculiarità (ghiacciai, acque, creste, vette, crinali, forre, grotte o qualsiasi altro elemento morfologico dominante o caratteristico, vegetazione, popolazioni, animali) è essenziale per la conservazione e, ove possibile, il ripristino della biodiversità degli ambienti montani.
Assumono un ruolo fondamentale a questi fini le aree protette comunitarie, nazionali, regionali o locali, in particolare i parchi e le riserve naturali esistenti.
La nostra posizione
Per il CAI è fondamentale la conoscenza e lo studio della montagna in tutti i suoi aspetti sia naturali (flora, fauna, acque, rocce e ghiacciai) sia antropici (cultura, storia, risorse e attività delle Terre Alte).
Il CAI è convinto sostenitore della rete delle aree protette. Ritiene di fondamentale importanza che:
- il sistema delle stesse debba essere inteso, pianificato e sviluppato quale sistema di rete ecologica senza soluzione di continuità;
- la rete di aree protette, parchi, SIC (Siti di Importanza Comunitaria), ZPS (Zone di Protezione Speciali) non debba subire alcuna riduzione di superficie;
- debba essere dedicata particolare attenzione ai corridoi ecologici, siano essi di primaria o secondaria importanza, onde evitare il formarsi di barriere antropiche che compromettono il collegamento territoriale tra le aree protette e il libero passaggio delle specie.
Auspica la revisione della legge nazionale sulle aree protette, che preveda tra l’altro:
- una dotazione finanziaria adeguata;
- una gestione che ne garantisca la tutela;
- una migliore strutturazione e competenza degli enti gestori.
Il nostro impegno
- coadiuvare ed integrare, per quanto necessario, iniziative di tutela delle zone montane di preminente interesse naturalistico, educativo, culturale, scientifico;
- promuovere studi e ricerche finalizzati alla conoscenza degli aspetti naturali e antropici, in particolare di quelli più delicati e a rischio;
- collaborare con centri di ricerca (per es. Comitato Glaciologico), Università e progetti scientifici;
- sollecitare gli Enti preposti ad indirizzare la pianificazione territoriale alla tutela e alla conservazione dell’ambiente in contrapposizione al suo sfruttamento ed appoggiare proposte economiche ecocompatibili e sostenibili che permettano alle popolazioni di permanere nei territori di loro residenza;
- partecipare alla gestione dei parchi e delle aree protette, quando lo sia previsto per le associazioni ambientaliste dalla legge istitutiva;
- ricercare forme di partecipazione diretta nella conduzione e gestione di territori particolarmente fragili e di riserve naturalistiche, SIC ecc.;
- sostenere ed estendere la sottoscrizione di convenzioni collaborative con la Federparchi e con singoli Parchi Nazionali e Regionali ed Aree Protette in genere.
PUNTO 2 - Il Territorio il paesaggio, il suolo
Un territorio è un'area definita o delimitata che include porzioni di suolo o di acque, considerata di solito un possedimento di un animale, di una persona, di un'organizzazione o di un'istituzione
Il paesaggio è la particolare fisionomia di un territorio determinata dalle sue caratteristiche fisiche,
antropiche, biologiche ed etniche, così come è percepita dalle popolazioni.
I ventisette Stati della Comunità Europea hanno sottoscritto la Convenzione Europea del paesaggio,
ratificata dall’Italia nel 2006. In essa è sancito che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse
generale sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole
all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire
alla creazione di posti di lavoro.
La trasformazione del paesaggio italiano, dal dopoguerra ad oggi, ha subito diverse accelerazioni per
il sovrapporsi di diverse spinte.
A questo fattore si è unito il consumo di suolo definibile come quel processo antropogenico che
prevede la progressiva trasformazione di superfici naturali od agricole mediante la realizzazione di
costruzioni ed infrastrutture, e dove si presuppone che il ripristino dello stato ambientale preesistente
sia molto difficile e molto oneroso a causa della natura dello stravolgimento della matrice terra.
LA NOSTRA POSIZIONE
Il CAI sostiene la tutela del paesaggio e ritiene indispensabile limitare al minimo il consumo del
suolo.
Le procedure di valutazione di impatto ambientale, valutazione di incidenza e valutazione ambientale
strategica, (VIA e VAS), da tempo introdotte nel nostro ordinamento, costituiscono i principi guida
per una corretta gestione del territorio; le opere e gli interventi antropici devono essere proposti in un
quadro di pianificazione territoriale, sottoposti ad una valutazione di carattere economico con analisi
dei costi-benefici, autorizzati (laddove previsto dalle leggi nazionali e regionali) solo dopo il
superamento di una valutazione di impatto ambientale, ambientale strategica ed anche di incidenza
per le aree Natura 2000.
Il CAI, attraverso i propri organi tecnici di riferimento, è impegnato ad approfondire il nuovo
concetto di valutazione economica di impatto della attività umana sull’ambiente che da qualche
tempo è emerso nella comunità scientifica. Tale concetto si basa sulla così detta “ECONOMIA
AMBIENTALE” che valuta contestualmente, oltre che i parametri classici, il “CAPITALE
NATURALE” , cioè il valore economico dell’insieme dei sistemi naturali (acque, foreste, flora, fauna
e territorio), i “prodotti” del territorio (agricoli, pesca, ecc.) e il patrimonio artistico e culturale
presente nello stesso.
Ne deriva che uno sviluppo sostenibile e duraturo è possibile solo se la pianificazione è
contestualmente basata oltre che sui classici fattori “capitale fisso” e “lavoro”, anche sul “capitale
naturale” come sopra descritto.
IL NOSTRO IMPEGNO
- · collaborare con gli enti pubblici territoriali anche in collegamento con le altre associazioni ambientaliste, per l’espletamento ed il rispetto delle procedure di valutazione sopra descritte;
- · sostenere la necessità ed estendere il principio, come già disciplinato da alcuni ordinamenti
regionali, di una valutazione di impatto ambientale semplificata per i grandi raduni, che portano
un elevato concentramento di persone a ritrovarsi in località montane ambientalmente fragili;
- · impegnarsi attraverso le proprie strutture centrali e territoriali in un approfondimento e diffusione del principio sostenuto dalla economia ambientale che valorizza il capitale naturale.
PUNTO 3 - Vie di comunicazione e trasporti
L'art.3 del Bidecalogo affronta il tema delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto sostenendo la necessità di non aumentare le vie di comunicazione, le strade sulle nostre montagne, in quanto queste risultano già sufficientemente percorribili dalla rete stradale esistente.
Un altro punto importante è la necessità di vietare, tranne nei punti espressamente previsti, il turismo motorizzato, tipo quad,trial e 4x4, su sentieri di montagna e mulattiere,per non creare danni irreparabili all' ambiente della Montagna ricco di biodiversità ma anche estremamente delicato.
Per una precisa e più completa conoscenza del punto di vista del CAI sul tema si rimanda quindi alla lettura del punto 3 di seguito riportato:
Il traffico motorizzato, di tipo commerciale, turistico e privato di varia natura comporta un notevole impatto ambientale su tutto il territorio e, in particolare, per il territorio montano.
Al traffico, infatti, va imputato più di un terzo del gas serra prodotto nel nostro Paese, oltre ad una grande quantità di altri inquinanti altamente dannosi per tutti gli esseri viventi (polveri sottili, inquinamento acustico, ecc.).
Le Alpi, gli Appennini e la montagna italiana in genere sono già largamente accessibili grazie all’estesa rete stradale di vario livello esistente.
Tuttavia la penetrazione motorizzata entro zone naturali selvagge e vallate remote, grazie alla realizzazione di nuove vie di accesso, è sempre più invasiva.
Inoltre si registra un sempre maggiore incremento del traffico “fuori strada”, sia estivo (4x4, quad, trial), sia invernale (motoslitte) e dei voli a scopo turistico (eliski) e commerciale.
LA NOSTRA POSIZIONE
È evidente l’importanza che rivestono le vie di comunicazione per l’economia e lo sviluppo delle regioni di montagna (trasporto merci e persone, agricoltura, turismo, estivo ed invernale, ecc.).
Il CAI resta convinto sostenitore del trasporto su ferrovia legato alle comunità locali.
E’ altrettanto evidente, per il CAI, la necessità di contemperare entrambe le esigenze: sopravvivenza e sviluppo delle economie di montagna con la necessità di preservarne e tutelarne il patrimonio ambientale in tutte le sue componenti.
IL NOSTRO IMPEGNO
Sostenere azioni atte a:
- evitare la costruzione indiscriminata di nuove strade, fatti salvi i casi di comprovata necessità certificata da una approfondita analisi economico-ambientale, evitando contemporaneamente l’ampliamento di quelle esistenti e/o l’asfaltatura di quelle a fondo naturale;
- prevedere per le strade a fondo naturale il divieto di circolazione con mezzi motorizzati, salvo che per quelli utilizzati per attività agrosilvopastorali, per i mezzi di soccorso e/o di ordine pubblico, di gestione dei rifugi e impianti tecnologici;
- confermare con legge statale (modifiche al codice della strada) quanto già previsto in alcune Regioni, e cioè un divieto assoluto di esercitare il turismo motorizzato (4x4, quad, trial e motoslitte in inverno), su mulattiere, sentieri e/o comunque fuori dai tracciati appositamente autorizzati. Potranno essere selezionati specifici percorsi per il turismo a cavallo o con mountain-bike;
- supportare azioni normative per un divieto generale di uso dei natanti a motore sui laghi alpini ed appenninici di comprovato valore paesaggistico e ambientale e comunque su tutti quelli situati oltre 1.000 metri di altezza.